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Ronchi di Cialla si trova a Prepotto (UD), in frazione Cialla. Paolo e Dina Rapuzzi, Concessionari Olivetti, hanno fondato l'azienda Ronchi di Cialla nel 1970, nella sottozona Cialla che è una sorta di mondo a parte, con solo il 5 % dei vigneti rispetto ad una vegetazione boschiva. A partire dal 1977 è diventata una vera e propria scelta di vita: i 2 coniugi hanno abbandonato l'attività informatica e si sono dedicati anima e corpo alla vitivinicoltura. Tra i grandi meriti dei coniugi Rapuzzi, c'è sicuramente il contributo determinante dato al salvataggio di un grande vitigno friulano, lo Schioppettino, oggi in auge ma quasi scomparso quarant'anni fa. Come riconoscimento di tanto lavoro e lungimiranza, ai coniugi Rapuzzi nel 1976 viene assegnato il premio Risit d'Aur (Barbatelle d'Oro), prima edizione, delle Distillerie Nonino per "... aver dato razionale impulso alla coltivazione, nel suo habitat più vocato in Cialla di Prepotto, dell’antico prestigioso vitigno autoctono Schioppettino, di cui assurde leggi ne hanno decretato l’estinzione…”. In giuria anche Luigi Veronelli. Oggi, nel 2013, hanno festeggiato i 50° di matrimonio, hanno 2 figli, Ivan e Pierpaolo che, essendo vissuti sempre fra botti e vigneti, portano avanti con grande entusiasmo il sogno dei genitori, comunque sempre presenti in azienda, come punto di riferimento e memoria storica di tutto il cammino faticosamente fatto in questo mezzo secolo. Ronchi di Cialla oggi ha 30 ettari di vigneti, produce 80.000-100.000 bottiglie all'anno, divise su 9 etichette diverse. Il progetto di Paolo e Dina, realizzato con indubbio successo, è stato fin dall'inizio cercare di ottenere dai vitigni autoctoni vini da invecchiamento che fossero contemporaneamente di altissima qualità e rispettosi del territorio e delle tradizioni friulane. Questo ha portato un enorme lavoro di ricerca e recupero su tali vitigni, da loro realizzato con amore e passione, non solo sullo Schioppettino, che resta comunque il caso più eclatante. La grande longevità dei loro vini ha fatto sì che alcune prestigiose annate siano state sottoposte a rabboccamento (Schioppettino: 1977, 1985; Refosco dal Peduncolo Rosso: 1977; Picolit: 1977 e Verduzzo: 1977, 1983): altre lo saranno sicuramente nei prossimi anni.
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Picolit Cialla 2011
DOCG Colli Orientali del Friuli Picolit
Ronchi di Cialla
Con l'acquisto di questo prodotto è possibile raccogliere fino a 5 punti fedeltà (regolamento).
Il nome dovrebbe derivare dalle piccole dimensioni degli acini di questo vitigno, che ha anche la caratteristica di non portare a frutto numerosi fiori (acinellatura), generando grappoli con pochi e concentrati chicchi.
La tradizione vuole che si coltivasse già ai tempi dei romani, ma non vi sono conferme storiche in merito.
La prima attestazione storica del Picolit risale al 1682: in un atto testamentario si parla di: “Un caratello di Vino Piccolit dolce”, anche se fino al 700’ rimase un vino sconosciuto.
Il personaggio più importante per la diffusione del Picolit fu l'agronomo e Conte Fabio Asquini da Fagagna (1726-1818), il quale, pur essendo astemio, sfruttando lo snodo commerciale di Venezia, dal novembre del 1762 cominciò un regolare commercio di bottiglie di questo vino, bottiglie caratteristiche per foggia e realizzate in vetro verde chiaro, soffiato a Murano, presso la vetreria "Alla vera amicizia" di Antonio Seguso.
Le bottiglie venivano tappate, rarità per l’epoca, con sugheri provenienti dall’Inghilterra e etichettate sopra il tappo con una marca di carta, segno ulteriore dell’autenticità. Un’altra etichetta rettangolare era posta sulla bottiglia.
L’operazione era redditizia grazie all’alto valore aggiunto del vino (29 volte più caro della media dei prezzi di vino comune dell’epoca) ed alla sua buona conservabilità.
Questi “gioielli” arrivarono anche a Londra, Parigi, Mosca, Amsterdam, Vienna, dove l’Imperatore lo preferiva ad ogni altro vino.
Anche la corte papale fu deliziata dal Picolit del conte Asquini. Per ringraziamento fu spedita da Mons. Giuseppe de Rinaldis una lettera datata 29 giugno 1765: "Nella villeggiatura di Castel Gandolfo fu fatto l'assaggio del Vostro Piccolitto ... furono lasciati addietro gli altri vini prelibati al confronto del medesimo e v'erano di Personaggi che l'anno il più raffinato gusto in questo genere fra i quali il cardinale Torrigiani Peroni, Gian Francesco Albani e S.E. il marchese d'Aubeterre, Ambasciatore di Francia...".
Goldoni lo definisce “gemma enologica più splendente del Friuli e fratello del Tokay”.
Già nei primi anni dell’800’ e contemporaneamente alla morte di Asquini il Picolit aveva però iniziato una lenta decadenza.
Come tutta Europa, anche il Friuli Venezia Giulia enologico fu messo in ginocchio dalla peronospora prima e dalla fillossera poi (comparsa sul Carso nel 1888).
Molti vitigni autoctoni andarono scomparendo ed un grosso rischio lo corse pure il Picolit.
Fu grazie a Giacomo Perusini che se ne salvarono alcune viti. Da lì un grosso lavoro, continuato poi dal figlio Gaetano, permise di mettere a dimora 2.000 ceppi, selezionando tra questi quelli più adatti ad un nuovo sviluppo del vitigno.
Nel 1960 si iniziò a ragionare di vitigni autoctoni e di un loro recupero: la produzione della famiglia Perusini, di alta qualità, attirò l'interesse di appassionati e giornalisti dell'epoca, sancendo di fatto la rinascita di un vitigno e di un vino.
Luigi Veronelli nella prima edizione dei “Vini d’Italia”scrisse: “Non credo vi sia in Italia vino più nobile di questo…potrebbe essere orgoglio di tutta la nostra enologia solo se si riuscisse a stabilizzarne la coltura e la vinificazione”.
Dal 1970 in poi il Picolit è entrato prima come tipologia nel disciplinare di produzione dei “Colli Orientali del Friuli” e nelle sue sottozone, “Rosazzo” e “Cialla”, poi, nel 2006 c’è stato il riconoscimento della D.O.C.G. “Colli Orientali del Friuli Picolit” con l’inserimento di un’unica sottozona “Cialla”.
La differenza più importante è che per il Picolit COF (Colli Orientali del Friuli) è sufficiente usare l'85 % di uve Picolit, mentre per il Picolit COF Cialla è obbligatorio usare il 100 % di uve Picolit.
Il Colli Orientali del Friuli Picolit di Cialla 2009 di Ronchi di Cialla è ottenuto al 100 % da uve di Picolit di Cialla, raccolte nel vigneto Cru Cialla nel comune di Prepotto (Udine).
Dopo la vinificazione fa 3 anni di affinamento, di cui 12 mesi in barrique e 24 mesi in bottiglia.
La gradazione è del 14 %.
Le bottiglie prodotte sono poco più di 1.700.
Se ben conservate, alcune annate possono raggiungere e superare, con un'evoluzione, i 30 anni.
E' un grande vino da “meditazione”. Ottimi abbinamenti sono con il foie gras, i formaggi piccanti e la pasticceria secca.
Intervista al produttore a cura della Redazione di Top Italian Wine
Passiti: non solo cantuccini e pasta di mandorle, please! A cura di Franco Ziliani
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Visivamente si presenta con un bel colore giallo oro, deciso e luminoso, con qualche riflesso ambrato.
I profumi sono intensi, decisi, con un bouquet di grande ampiezza: miele d'acacia, frutti come la mela cotogna ed il fico, ma anche sensazioni di campo, come fieno e fiori d'arancio. Proseguendo si notano i canditi ed i sentori di nocino e caramello.
Ottima la corrispondenza naso – bocca: piacevoli sapori di miele e nocino. Gioca molto sull'equilibrio tra la parte dolce e quella acida. Nel finale prevale ancora il nocino, ma trovano spazio anche la mandorla ed il caramello. Di buona persistenza.
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